Abel Ferrara è uno dei registi americani meno celebrati dalle nostre parti. Ingiustamente, aggiungo. Sicuramente paga (e ha pagato) il fio per non essersi mai asservito a nessuna delle grandi major Hollywoodiane, mantendo fino in fondo la sua libertà creativa, anche a costo di girare film dal budget assai limitato. D’altro canto il solo fatto di essere americano gli preclude quasi sempre la vittoria in festival e manifestazioni dove il preconcetto verso il cinema a stelle e strisce è molto radicato. Eppure il suo valore è fuori discussione. I suoi film sul sottobosco di valori e disvalori dell’America metropolitana rappresentano un patrimonio davvero inestimabile del cinema mondiale. Più estremo di Scorsese, più realista di Coppola, più vero del vero, con qualche gustoso picco di autocompiacimento, Ferrara negli anni ha tracciato un solco personalissimo nella storia del cinema. "Il cattivo tenente" è uno dei suoi film più compatti e organici. Racconta la discesa agli inferi di un tenente di polizia, straordinariamente interpretato da un gigantesco Harvey Keitel (azzardo definirla la sua più grande interpretazione). Il tenente precipiterà in un torbido vortice di droga, sesso e scommesse clandestine. Ad un certo punto si troverà ad investigare sullo stupro di una giovane suora: questa circostanza risveglierà in lui sentimenti laceranti di vendetta e di redenzione, acuiti da una disperata condizione esistenziale e dai richiami interiori alla morale cattolica. E’ il film che insieme a "Mean Streets" (con cui ha molto in comune, a partire dall’attore protagonista) meglio ha indagato la relazione tra criminalità e senso del sacro nel microclima sottoculturale della Grande Mela. Scorsese nel 1973 puntò più sulla ricostruzione (mirabile) di un clima e di un’identità culturale. Ferrara, in questo più contemporaneo, si concentra sul corpo, sulle smorfie di dolore, sulla fisicità individuale del protagonista e sulla tensione (estrema, quasi insostenibile) della narrazione. Il risultato è tra l’esaltante e il disturbante. Comunque da vedere.
Voto personale: 8+