“Strange days”

Per una estetica destrutturata delle percezioni. Frammentazione, parcellizzazione, atomizzazione di vissuti in forma di proiettato/proiezione. Fuori e dentro, ora e allora, prima e dopo, in un continuo gioco dialogico e interscambio di posizioni spazio-temporali. “Strange days” è forse il film che in modo più folgorante e folgorato (lobotomizzazione, implosione, colliquazione continua della corteccia cerebrale) ha esplorato il cinema come declinazione elettrizzata di sensazioni audio-visive (con)divise e reiterate ad libitum. Ambiguo e sfuggente furto di realtà, sottrazione di essenza di reale alle cose, fantasma di verosimiglianza, circuito neuronale di ri-elaborazione di una esperienza sensibile. Furto e ripartizione. Vedere un film, vedere lo stesso film equivale a condividere con altre persone la stessa identica refurtiva, equivale a percepire sul piano sensibile lo stesso oggetto, equivale a porsi tutti esattamente in una identica posizione e prospettiva rispetto alla stessa cosa. Evento miracoloso che presuppone l’annullamento (sul piano puramente sensibile) delle diverse angolazioni attraverso le quali ci relazioniamo col mondo. Miracolo che nella percezione di una realtà non-filmica non potrà quindi mai avere luogo. Lo SQUID di “Strange days” è quindi la stessa sostanza psicotropa immateriale di cui è imbevuto il cinema fin dalla sua nascita.

bigelow

 

Insieme a “Point break” uno dei veri punti di rottura del cinema statunitense di fine millennio. Riflessione di devastante portata sulla civiltà dell’immagine e sull’immagine di una civiltà sempre più vicina alla barbarie. Sul punto di non-ritorno di un anno 2000 specchio di una storia già vista e già scritta di violenze, repressioni e vite/vetri/verità in frantumi. C’è davvero tutto in “Strange days”. Tutto quello che dovrebbe esserci, e al posto giusto. A cominciare dalla straordinaria unità trinitaria di attori Bassett-Fiennes-Lewis. Tre facce della medesima deriva esistenziale post-moderna. C’è poi il riscatto negato di un grandissimo Vincent d’Onofrio, repressore represso con le mani contaminate dal suo stesso sangue. C’è l’abilità registica totale, assoluta, esplosiva di Kathrin Bigelow al suo apice artistico, con questo film definitivamente consacrata alla leggenda. Uno sguardo schizoide, fratturato nel suo (s)montaggio frenetico, costantemente sopra le righe, costantemente iper. Iper-reale, iper-cinetico, iper-adrenalinico. Eppure percorso nel suo vitalismo dallo spettro di una specie di voyeurismo necrofilo. Occhio che uccide, Micheal Powell. Ancora una volta. Terribile istante di verità e di scarto. Cono d’ombra in cui il cinema stesso si vede morire. Vittima e carnefice impressionati per sempre dentro la zona morta dello stesso fotogramma.

 

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35 risposte a ““Strange days”

  1. @Andrea: Vorticoso… film straordinario. Se non lo hai ancora visto (ma sicuramente lo hai già visto) vediti anche “Point break”. Oltrecinema. 🙂
    Saluti

  2. Stupendo, mi ha segnato i tempi inconsci dell’apprezzamento cinematografico, e forse me li ha anche sfasati. Voglio vedere here and now “The Hurt Locker”.

  3. Una vera vetta degli anni ’90. Capolavoro.

    Bellissima recensione che mi ha fatto venire voglia di rivederlo 🙂

    Sono molto curioso di sapere cosa ne penserai di “Hurt Locker”.

    Un salutone

    Chimy

  4. Aspettavo la recensione. Era questione di tempo 🙂
    Ma soprattutto sei andato perfettamente a centrare ciò che tutto il film ci da, ci comunica, ci fa sentire e ci fa pensare.
    Fra gli attori una menzione anche per Tom Sizemore nel ruolo di Max.
    Il bello del film è proprio in quello SQUID che sembra passare lo schermo è arrivare fino a noi facendoci entrare totalmente nella vicenda.
    Ovviamente, con l’apporto di James Cameron e di molta altra gente che collabora con lui, a livello tecnico il film è altrettanto straordinario. Le riprese Soggettive con la steady-cam sono fatte egregiamente.

    Come al solito Pick, grandissima recensione!! 😉

  5. @Gahan: “Hurt Locker”, cavolo. A chi lo dici. Sono curiosissimo di vederlo anch’io!

    @Andrea: Immaginavo 🙂

    @Chimy: Speriamo che ce lo facciano vedere, piuttosto! se non ce lo danno mi incazzo.

    @Al: Grazie, gentilissimo! Molto contento di vedere che anche tu apprezzi questo film, notevole sotto tutti i punti di vista. Con James Cameron personalmente non ho un grandissimo feeling ma ne riconosco la grande maestria “nell’utilizzo del mezzo”, come si dice. 🙂

    Saluti!

  6. Questo mi manca, ma devo essere sincera, mi è venuta voglia di vederlo al più presto e di rivedere quel Point break visto troppi anni fa.

  7. Allora la pensiamo uguale Pick.
    Se c’è da apprezzare Cameron (Terminator non è “malvagio”), di sicuro si guarda a come crea il suo cinema più che ai contenuti;)

  8. Ma io rimango convinto che il film migliore, più originale e devastante della Bigelow sia Near Dark (Il Buio si avvicina), del lontano 1987. Ne conservo una gelosa registrazione integrale da Tele+, non so nemmeno se ci sia in dvd in Italia… ma non credo!

    The Hurt Locker l’ho acchiappato proprio sul fotofinish della Mostra: buon film, tosto e che non delude, quelli che hanno detto che è machista e guerrafondaio l’hanno visto con le fette di salame sugli occhi!

    ciao!

  9. @Ale: Vedili entrambi, farai cosa buona e giusta. Anche per onorare una Signora regista, di quelle con la S maiuscola. 😉

    @Lost: Che maestro severo… :))

    @Al: Esatto… questione complessa, comunque. Diciamo che non ho grande affinità con il cinema di Cameron. Il discorso sui contenuti ci porterebbe altrove. By!

    @Bigolo: Finalmente le parole che volevo sentire su “Hurt Locker”!!! mi conforti non poco. Ero (e resto) fiducioso su quel film. Come dicevo speriamo di riuscire a vederlo in sala. Presto, possibilmente. “Near dark” invece mi manca, proverò a recuperarlo in qualche modo.

    Ciao!!

  10. Secondo me uno dei migliori Sci-fi di tutti i tempi e un capolavoro del cinema. Una recensione magnifica che riassume in poche parole quel labirinto di sguardi e immaginario proiettivo del film. Ci sono sequenze che hanno sconvolto la mia mente e per questo quando cerco di recensirlo proprio non ci riesco. L’iconico domina e schiaccia la mia scrittura. Spero un giorno di poterne scrivere. Ancora complimenti. Un’emozione leggerti.

  11. L’unica cosa che ancora non si sa di point break è se patrick ha scopato keanu o keanu ha scopato patrick.
    occorerebbe rileggere attentamente le inquadrature.

    Hurt locker è un film profondamente femminile e di grande sensibilità.
    Anzi, direi che solo le persone molto molto sensibili sono in grado di capire come la regista si sia messa a nudo, come i soldati si siano messi a nudo, come tutti noi ci si sia messi a nudo.
    Il fiori d’acciaio del cinema bellico.

    La bigelow è il mio regista trans preferito, un vero maschio con le tette.

  12. @Cinemasema: Grande Luciano! Ero sicuro che anche tu apprezzassi questo film, non poteva essere diversamente. Molto molto meno scontato il tuo apprezzamento al mio post. Sei come sempre gentilissimo. Torno prestissimo da te a completare la lettura dei post kimkidukkiani. 🙂
    Un abbraccio

    @Souffle: Guarda, più che un maschio con le tette io la considero una donna (vera e della migliore specie) con le palle. E le tue parole sul film presentato a Venezia, che purtroppo non sono riuscito a vedere, confermerebbero questa mia impressione sulla mitica Kathrin. Abbiamo ancora bisogno di lei e del suo cinema!

    Per quanto riguarda “Point break” sinceramente non saprei illuminare questa zona d’ombra che hai scovato nel film. 🙂
    Saluti!

  13. entrambi strepitosi, i film.
    strange days è un delirio perfetto.
    perfetto quanto il tuo post.
    per quello che dice, per come lo dice.

    elena

  14. Film davvero ben fatto, con un gusto enorme! Bello vedere che qualcuno ancora lo ricordi… purtroppo sta passando nel dimenticatoio!
    Un bacione e notte
    Aleks

  15. A me sembra che purtroppo non sia mai stato tanto promosso, è rimasto un film di “nicchia” che pochi conoscono. Tra l’altro, questo film ha anche il pregio di essere ambientato nel 2000 e non nel 2140: per altri so che questo è stato visto come un limite, ma secondo me rafforza il suo messaggio. Come dire, questo futuro potrebbe essere molto, molto prossimo.
    PS: davvero complimenti per la rece
    Kyra

  16. @pickpocket: ehm… veramente volevo fare una leggera ironia… chiedo scusa.

    Non ho mai amato la frase: “donna con le palle”, che in soldoni alluderebbe al fatto che una donna può avere un solido carattere solo se ricalca e ricopia stereotipi maschili.
    Del resto convengo che siamo in un mondo fallocentrico.
    Non che la cosa mi dispiaccia, peraltro, essendo devoto al fallo.
    Ma mi stupisce come molte donne, per avere accesso a questo mondo così maschile abbiano rinunciato alla cosa che le rende uniche, la loro femminilità, per fare i maschi in gonnella, piegate di fronte al potere del fallo.

    Su Point break il sottotesto omosessuale è abbastanza evidente, tra i due protagonisti l’ammirazione sfocia nella sottile attrazione su cui il film gioca.
    Certo non te lo dice apertamente, altrimenti sai che fughe disgustate dal cinema! ^^
    E poi le allusioni sono decisamente più efficaci.
    Tanto è vera questa cosa che Point break è citato in tutti i manuali di cinema a tematica gay e un suo fotogramma è stato addirittura messo in copertina del buon libro “Lo schermo velato” di Vito Russo, in Italia uscito per Baldini e Castoldi.
    un saluto.

  17. @AleksKuntz: Invece a quanto pare siamo in parecchi a ricordarcelo e ad amarlo ancora. Ciao! grazie a te per la visita

    @Kyra: Esatto. Un futuro che potrebbe essere già passato davanti ai nostri occhi senza che noi ce ne accorgessimo, magari…

    @Souffle: Ma no, la leggera ironia l’avevo colta eccome e ti avevo anche risposto nello stesso “tono”. Mi scuso io con te se la cosa non si è capita. 🙂

    La frase “con le palle” è solamente un’espressione-stereotipo, come dici tu. Come tale va letta e interpretata. Nella realtà le cose, lo sappiamo, sono sempre molto più complesse. Ecco: la Bigelow non credo abbia mai rinunciato alla sua femminilità, per questo mi piace di più chiamarla “donna”.

    Su “Point break”. Sì, hai ragione. C’è una forte attrazione tra i personaggi di Reeves e Swayze, ma non credo che questa sia leggibile solo in chiave sessuale. C’è per esempio una importantissima componente di emulazione di un modello, di identificazione-ammirazione quasi del tipo figlio(Reeves)-padre(Swayze). Del resto la grandezza di un film sta proprio nella sua “leggibilità” a vari livelli. E il cinema della Bigelow in questo dimostra tutto il suo valore, di complessità e ricchezza.

    Ciao!

  18. L’attrazione dei due personaggi in Point break naturalmente non è leggibile solo in chiave sessuale, altrimenti ci sarebbe stato il rifiuto del pubblico maschile per l’identificazione coi personaggi.
    Il segreto è mettere dentro gli ammiccamenti che solo un certo tipo di pubblico sia in grado di capire (Il libro di Russo è pieno di esempi a riguardo). 🙂

    Rimane fondamentale la differenza tra Un mercoledì da leoni, dove l’amicizia virile è senza ambiguità, rispetto a Point Break.
    Chissà, forse in questo si può vedere la differenza tra la virilità messa in scena di Milius e quella messa in scena da una donna, con quel pizzico di sensibilità in più, spesso sconosciuta ai maschietti.

  19. @Souffle: Sicuramente film molto molto diversi per tante ragioni. Non ultima la presenza di una donna dietro la macchina da presa.

  20. E’ gia’ capitato con Johnny Guitar che vidi nei giorni nei quali ne parlasti, ora e’ accaduto con Strange Days che ho visto dopo il tuo messaggio ma prima che lo leggessi (cioe’ poco fa). Comincio a preoccuparmi di queste coincidenze.
    Comunque ottimo film, l’altra sera mentre catalogavo alcune vecchie vhs l’avevo messo nel videoregistratore solo per controllarne la qualita’ (dato che posseggo la vhs da quasi una decina di anni). Ne sono rimasto rapito proprio come 13 anni fa: impossibile stopparlo ed estrarre la cassetta. Io sarei stato il perfetto cliente di Lenny Nero, fossero stati disponibili gli SQUID.
    E’ rimasta intrappolata nei miei occhi di adolescente di allora la Juliette Lewis che canta “Hardly Wait”…

  21. @Sam: Coincidenze inquietanti. 🙂
    E Juliette Lewis che canta, stridula e allucinata, è effettivamente una di quelle esperienze audiovisive che non si dimenticano. Ciao!

  22. Stupendo film, nichilista e allucinato al punto giusto, anche se la prima volta che l’ho visto ci ho capito tutto e niente! XD
    Comunque sia un Cult!

  23. Come non è nichilista?! C’è una sfiducia nel progresso da far sembrare “Il diavolo probabilmente” un film ottimista! Non solo; il nichilismo è presente anche a livello psicologico, in quanto i personaggi negano, tentano di negare, l’esistere di ogni cosa rifuggendo a tutto, rifugiandosi persino in “visioni” già sperimentate; anche questa è una delle funzioni degli squid.
    Saluti.

  24. @Barrenillusions: Ribadisco il mio pensiero. Non credo affatto possa definirsi un film nichilista. Si conclude tra l’altro con un bacio, se non ricordo male. Con un bacio allo scoccare dell’anno 2000: mi sembra abbastanza emblematico. E’ anzi un film che nonostante tutto afferma con una certa forza la fiducia nelle potenzialità umane. Anche di un’umanità alla deriva come quella di fine millennio. Anche di un’umanità sbandata, persa, allucinata. Fiducia nelle persone e sfiducia in un certo tipo di “progresso” che tende a fagocitare i cuori e le menti delle persone.

  25. Beh forse verso il finale, quando la storia è finita e il protagonista ha concluso tutto “vincendo” non tanto, perchè lì il regista ha voluto un finale ottimista, ma per tutto il film si vede che c’è un velo di nichilismo, quando seppur si stava entrando nel nuovo millennio la gente, la società era sull’orlo della crisi, dove regna il caos e la criminalità, anche quando il protagonista all’inizio del film sente alla radio il tizio che dice che “il capodanno alla fine è un giorno come un’altro la gente festeggia e i ragazzini si fanno sparare i petardi tra le mani, cosa si dovrebbe festeggiare?”
    Più nichilista di così…

  26. Mi vengono in mente la parole di Nanni Moretti in “Aprile”:

    “Hai mai jekkato? Vuoi vivere per 10 minuti in un’altra persona? I 10 minuti giusti?”

    A me piacque molto e la riflessione secondo me va non solo all’immagine ma di come questa si fissa nel ricordo. Nella nostalgia. Nel dolore.

    Un’immagine quindi due volte traditrice nell’esperienza del protagonista.

    Una gabbia dalla quale solo la vera spinta a vivere ci può liberare.

    Ma noi cinefili non l’amiamo proprio per questa sua capacità di condirci in un altrove?

    Un saluto.

    Rob.

  27. @Rob: “Strange days” è un film sul cinema, in senso pieno e compiuto. Per i motivi che tu hai detto. “Noi cinefili” (sostantivo che a me personalmente non dispiace per nulla) lo amiamo proprio per questo.

    Ciao! grazie per la visita

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