“Robin Hood”

Per trovare la primissima versione prodotta per il grande schermo delle avventure di Robin Hood bisogna risalire addirittura al lontanissimo 1908. Da allora in poi il cinema ha più volte reso omaggio alle gesta dell’eroe buono che ruba ai ricchi per dare ai poveri, simbolo di riscatto sociale e politico. Il primo lungometraggio che trae spunto dal personaggio arriva nel 1913, ma la prima vera grossa produzione ispirata a Robin Hood giunge con il film del 1922 di Douglas Fairbanks, acrobatico e girato sotto il segno della neonata United Artists del quartetto Fairbanks-Pickford-Chaplin-Griffith. Del 1938 è probabilmente il Robin Hood più bello di tutta la storia del cinema, quello diretto da Michael Curtiz e impersonato dal grande Errol Flynn. Da allora spessissimo l’arciere della foresta di Sherwood è tornato sul grande schermo, con alterne fortune. Splendida la versione animata (e animale) di marca disneyana, molto più fiacco il Kevin Costner di “Robin Hood – principe dei ladri”, puro divertissement la parodia di Mel Brooks di “Robin Hood – un uomo in calzamaglia”. Il Robin Hood di Ridley Scott si inserisce con dignità in questa lunga lista, ma non aggiunge o toglie nulla alla mitologia di celluloide legata al personaggio, né tantomeno alla filmografia di uno come Ridley Scott. A conti fatti il suo ultimo film, scelto come evento di apertura del Festival di Cannes (nonostante la pessima figura che ci facciano i francesi del film, costretti a battere la ritirata sotto le frecce scagliate da Robin e compagni), ha diversi pregi ma anche qualche difetto. Situandosi sulla scia dell’ultimo Scott, è un ibrido tra il grigiore monocromo delle “Crociate” e l’impeto virile del “Gladiatore”. Supporta bene la corposa durata con un ritmo abbastanza serrato, un bel cast (Crowe, Blanchett, Von Sydow e un William Hurt paurosamente simile a Ridley Scott) e un accurato comparto tecnico. Ma non riesce ad andare oltre, se non in qualche sporadica sequenza o in qualche ripresa interessante, come quella finale. Belli i titoli di coda, disegnati dalla mano italiana di Gianluigi Toccafondo.
 
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9 risposte a ““Robin Hood”

  1. Praticamente d'accordo su tutto. Soprattutto sul fatto che la sequenza finale si distingue abbastanza positivamente, così come i titoli di coda.

  2. il problema è che il cinema di scott in totale che non riesce più ad andare oltre da una vita, da Black rain in poi (salvando giusto, ma con riserva thelma e louise). vorrei capire che diaovlo gli è preso a scott.forse è stato sostituito da un clone.

  3. @Ale: Non permane granchè di questo film, a distanza di qualche giorno dalla visione. E' un film a bassa persistenza. Si salvano dall'oblio la stoccata finale e i bei disegni dei titoli di coda.@Noodles: E' andato in andropausa anche lui. 😀

  4. Secondo me Scott è stato da sempre sopravvalutato…a conto i fatti anche prima di black rain io salvo solo gli immensi alien e blade runner (tra  film più belli di sempre)….ma due grandissimi film in una filmografia intera non bastano secondo me a fare un grande regista, e difatti la delusione che ho provato vedendo robin hood -di cui ho notato molti difetti e pochi pregi, al contrario di te noodless 🙂 – non è arrivata inaspettata: la trama si arrovella troppo su se stessa, crowe lo trovo di una inespressività disarmante, e alla fine il film è un misto tra il gladiatore (che nemmeno era granchè) e braveheart (il discors sulla libertà che fa crowe è identico a quello di gibson nel suo film).

  5. dici che in fin dei conti è dignitoso insomma?Non so…Ridley Scott a me sa tanto di patacca…voglio dire…ok ha fatto "Blade Runner", un film stupendo…però per il resto non conto tanti picchi…in particolare da quando è fissato su Russel Crowe (ma solo io lo ritengo un cane?!)

  6. sul "cane" a ridley scott siamo d'accordo zenn…e anche sul fatto shce scott a parte blade runner (ed alien) sia un pacco assurdo!

  7. Grazie per i commenti, ragazzi. Rispondo ad entrambi. :)Dopo aver visto Alien e Blade Runner ho seriamente pensato che Ridley Scott fosse uno dei più grandi cineasti della storia del cinema. Uno che dirige due film così non credo possa essere definito pacco o addirittura "cane". :DDopo, dal Gladiatore in poi, ho provato a seguirlo nella (finora vana) speranza che Ridley potesse tornare su quei livelli. I suoi film recenti non sono filmacci ma di certo non sono dei capolavori, almeno secondo me. Su Crowe sono d'accordo con voi, anche io lo trovo il più delle volte inespressivo e molto molto sopravvalutato.

  8. E' vero, avevo tagliato fuori Alien, anche quello gran film, ma di solito penso subito a Blade Runner perchè è senza dubbio il mio preferito…Il fatto che mi spinge a definirlo regista "pacco" è semplice:non metto in dubbio che Scott sappia girare, ma per quanto mi riguarda questo fatto, da solo, è un fatto di poura pratica…Se ripenso a Blade Runner penso che Scott sia un gran regista, poi, alla luce della sua filmografia post-gladiatore, mi viene da pensare che tutto sommato sia poco più che un artigiano che in passato è stato fortunato, Blade Runner ha molti punti di forza già solo come idea: soggetto e sceneggiatua intriganti (senza contare le miriadi di riflessioni di stampo filosofico, se vogliamo persino kafkiano, che ci si possono fare sopra), fotografia e scenografia lavorano evidentemente nello stesso senso di sceneggiatura e regia, se poi a questo si aggiunge quella che è forse la più bella tra le colonne sonore di Vangelis…insomma Ridley Scott ha fatto u bel lavoro, partendo da ottime premesse e circondato dalla gente giusta….Ma non lo puoi lasciare solo 5 minuti che ti prende Russell Crowe e te lo piazza a trombare al centro di un vigneto!!

  9. @Zenn: :DDHai ragione anche tu e comprendo il tuo punto di vista. Io, con tutto l'affetto per Scott, Crowe che tromba nel bel mezzo di un vigneto me lo sono risparmiato senza troppo dolore. Sarà per questo che sono un po' più benevolo con Ridley. 😀

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